10 LUGLIO 2019 ore 21.30
ARENA SHAKESPEARE
MAY B
Compagnie Maguy Marin
con Ulises Alvarez, Kais Chouibi, Laura Frigato, Françoise Leick, Louse Mariotte, Cathy Polo, Agnès Portié, Rolando Rocha, Ennio Sammarco, Marcelo Sepulveda
musica Franz Schubert, Gilles de Binche, Gavin Bryars
costumi Louise Marin
luci Alexandre Béneteaud
coreografia Maguy Marin
May B mette in moto la sfilata di una condizione umana alla deriva con l’invenzione di un linguaggio teatrale inedito che trasforma in situazioni ciò che è ridicolo, violento e angosciante.
Il potere di questa danza deriva dalla sua capacità di rappresentare il mistero della nostra presenza nel mondo.
Ispirato all’opera di Samuel Beckett, May B è intriso di tragicità, umorismo e cinismo salvifico, elementi che sono il marchio della coreografa Maguy Marin, ed è diventato uno degli spettacoli emblematici della danza contemporanea francese in tutto il mondo segnando, con il suo ipnotico e toccante potere, la storia delle arti dal vivo.
In un intreccio di danza e teatro, gli artisti in scena interpretano la beffa dell’impossibilità di vivere insieme e si muovono nella tragica incapacità di rimanere soli.
Maguy Marin è una di quelle artiste che scavano solchi profondi e duraturi, che cambiano la storia e sconvolgono le vite, il suo lavoro è un pugno gioioso e furioso sul muso della barbarie. La sua carriera e le sue posizioni politiche hanno dimostrato audacia, coraggio, combattività.
Nel 1981, la creazione del suo capolavoro May B sconvolse tutto ciò che si pensava della danza. Fu un’esplosione la cui eco non ha finito di risuonare. Presente nel repertorio della compagnia da 37 anni May B ha superato le 750 rappresentazioni in cinque continenti.
Questo lavoro sull’opera di Samuel Beckett, nel quale il gestuale e l’atmosfera teatrale sono in contraddizione con la performance fisica ed estetica del danzatore, è stato per noi la base della decrittazione segreta dei nostri gesti più intimi, più nascosti, più ignorati. Siamo riusciti a individuare i gesti, minuscoli o grandiosi, di moltitudini di vite appena percettibili, banali, nelle quali l’attesa e l’immobilità “non del tutto immobile” lasciano un vuoto, un niente immenso, una spiaggia di silenzi pieni di esitazione.
Quando i personaggi di Beckett aspirano solo all’immobilità, in realtà non possono che muoversi, poco o tanto, ma si muovono. In questo lavoro, che è prima di tutto teatrale, l’interesse per noi è stato non la parola o il verso, ma il gesto nella sua forma esplosa, cercando così il punto di incontro fra il movimento applicato al teatro e la danza e il linguaggio coreografico.
Maguy Marin