L’obiettivo del laboratorio di teatro è stato quello di fornire ai ragazzi un assaggio della complessità specifica del fare teatro. Due in particolare sono stati gli aspetti sui quali si è voluto focalizzare l’attenzione:
– il rapporto con lo spazio teatrale, spazio chiuso e determinato da regole ben precise, ma in costante e necessaria comunicazione con l’esterno;
– il rapporto con l’altro, il confronto e l’ascolto continuo che determinano le possibilità infinite che possono scaturire dal gioco sulla scena.

L’idea originale di trovare una drammaturgia preesistente sulla quale basare il lavoro è stata modificata in seguito alla grande abbondanza di materiale realizzato dagli allievi: è stata invece creata una drammaturgia quasi completamente originale costituita da contributi scritti degli studenti e da alcune situazioni nate in aula durante i vari esercizi svolti. La seconda parte del corso si è svolta presso gli spazi di Fondazione Teatro Due ed è culminata con quattro giornate intensive al termine delle quali è stato presentato l’esito finale, in doppia replica, nello Spazio Minimo di Fondazione Teatro Due.

Durata del corso
Per un primo approccio al lavoro sono stati previsti due incontri, in orario pomeridiano, di carattere propedeutico, realizzati a dicembre 2018. Il corso vero e proprio si è svolto da gennaio ad aprile 2019. Gli incontri si sono tenuto presso il Liceo Attilio Bertolucci fino a febbraio 2019. Gli incontri di marzo e aprile e l’esito finale si sono svolti presso gli spazi di Fondazione Teatro Due.

Esito finale, aprile 2019

Presentazione dell’esito finale a dimostrazione del lavoro svolto nel
Laboratorio di teatro interscolastico 2018/2019 di Fondazione Teatro Due
in collaborazione con Liceo Scientifico-Musicale Statale “A. Bertolucci”

BUNKER

inni alla giovinezza da un sottosuolo sconosciuto

 di e con:
Simone Aliquò, Annalisa Cavazzini, Eleonora Antonico, Adriana Di Natale, Floriana Di Natale, Riccardo Guareschi, Rebecca Migliozzi, Leonardo Mora, Rachele Muratore, Aurora Sansone, Tommaso Vaja, Giulia Volpato

 a cura di
Silvia Lamboglia, Gian Marco Pellecchia e Francesco Lanfranchi

 

Abbiamo immaginato di parlare di Giovinezza.
Ma la Giovinezza, si sa, è un argomento che se ne porta dietro molti altri.
Allora abbiamo parlato di Libertà.
E dalla Libertà, si sa, si passa per forza alla condizione in cui si sfiora la Prigionia. Allora abbiamo parlato di Leggerezza.
E abbiamo sorriso e ci siamo commossi con le parole di questi ragazzi: perché quello che sentite proviene da loro. Perché le parole vengono dai loro fogli quadrettati, dalle loro profonde sensibilità. Da loro, che ridono con un niente e che con lo stesso niente sfiorano gli abissi.
Ci siamo immaginati che questo gruppo stia dentro ad un Bunker. Ad una cosa chiusa, a quattro mura, una specie di teatro.
Se il teatro è un luogo chiuso che riesce a sfondare le pareti e trasportare in infiniti mondi, ci siamo immaginati di chiudere i ragazzi in un Bunker che è una camera da letto, un campo di battaglia, una microsocietà in cui loro parlano. Giocano. Litigano. Si amano. Si feriscono. E ricominciano.
Se sarete abbastanza fortunati, vi lasceranno entrare nelle loro stanze.
Se lo faranno, e scavalcherete quel mucchio di roba sporca per terra, vi sorprenderanno.